CNAL - Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali
Organismo della Conferenza Episcopale Italiana

Dalla Consulta diocesana di Torino

Il coordinamento delle aggregazioni laicali ha vissuto in questi anni un percorso sempre caratterizzato da un autentico stile sinodale. Esso è composto da 18 associazioni o movimenti ecclesiali, accompagnati da un sacerdote delegato dall’Arcivescovo e coordinato da una segreteria. Nel corso degli ultimi anni ha contribuito attivamente ai lavori per l’assemblea diocesana che si è […]
5 Aprile 2022

Il coordinamento delle aggregazioni laicali ha vissuto in questi anni un percorso sempre caratterizzato da un autentico stile sinodale. Esso è composto da 18 associazioni o movimenti ecclesiali, accompagnati da un sacerdote delegato dall’Arcivescovo e coordinato da una segreteria. Nel corso degli ultimi anni ha contribuito attivamente ai lavori per l’assemblea diocesana che si è conclusa nel settembre 2021. A seguito della partenza del Sinodo delle Chiese in Italia, il coordinamento si è incontrato il 3 di marzo al Sermig per una riflessione sui nuclei V e VI della scheda per gli ambiti di vita. Si è scelto di partire dall’ascolto di tre persone: un sanitario, una preside e un giovane impegnato nel mondo del lavoro, questo per avere una prospettiva che guarda alla Chiesa a partire dalla dimensione sociale e del lavoro.

V – CORRESPONSABILI NELLA MISSIONE

La sinodalità è a servizio della missione della Chiesa, a cui tutti i suoi membri sono chiamati a partecipare.

VI – DIALOGARE NELLA CHIESA E NELLA SOCIETÀ

Il dialogo è un cammino di perseveranza, che comprende anche silenzi e sofferenze, ma capace di raccogliere l’esperienza delle persone e dei popoli.

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È emerso come sui temi della bioetica (inizio e fine vita) e sulle scelte che ogni giorno chi lavora in ambito sanitario è chiamato a fare manchi un confronto fraterno e costante fra i credenti. Gli operatori sanitari non sempre ricevono adeguato accompagnamento da parte della comunità cristiana, sono talvolta lasciati soli in un mondo sempre più complicato. Un tema che riguarda sia la sanità sia le nostre comunità è la necessità di prendersi cura degli anziani, comprendendo quale sia il loro ruolo, che non può essere solo di cornice marginale rispetto alla vita dei nostri ambienti. Il rischio è che la presenza degli anziani nelle comunità sia vissuto come un dato di fatto, unito alla preoccupazione per la poca presenza giovanile, invece che essere vissuta anche come opportunità. In generale sembra che il modo per le nostre comunità di prendersi cura di chi a sua volta si prende cura degli altri, passi necessariamente dal fare entrare la vita e il mondo nelle nostre realtà cristiane. Troppo spesso infatti corriamo il rischio che le nostre comunità cristiane ignorino quanto i loro membri vivono al di fuori di quella realtà. Se nelle parrocchie questo rischio è più presente abbiamo sperimentato come nelle aggregazioni laicali le dimensioni dell’accompagnamento, della cura e dell’attenzione alla dimensione esperienziale e di vita di ciascuno siano più presenti.

Nell’ambito dell’impegno educativo vissuto in ogni suo aspetto è emersa come necessità centrale quella dell’ascolto vero e autentico, un ascolto fatto anche di momenti di silenzio per comprendere e interiorizzare. Questo ascolto è un modo per accogliere il prossimo ed è un primo passo, che deve poi essere accompagnato da un vero dialogo. Perché ci sia il dialogo è necessario che i credenti sappiano ascoltare senza giudicare, sapendosi mettere in gioco, avendo pazienza nell’aspettare l’altro. I passaggi sono dunque quello di saper accogliere e ascoltare, mettersi di fronte a Cristo e poi essere capaci di vero dialogo fecondo. Come Chiesa siamo chiamati ad accompagnare le persone, soprattutto le giovani generazioni, senza giudicare, ma mostrando il volto bello di Gesù e della fede in Lui, per fare questo è necessaria un’attenzione speciale ai linguaggi. I laici, in particolare quelli che vivono l’esperienza delle aggregazioni laicali, possono avere un ruolo fondamentale in questo perché sono a contatto con la vita di tante persone, anche non credenti e sono abituati a mettersi in ascolto di realtà diverse dalla propria. Inoltre per poter essere efficaci nell’impegno educativo come credenti è ormai fondamentale lavorare in rete tra le diverse realtà confessionali e non.

l lavoro è il punto centrale del processo di Chiesa in uscita: occorre sapersi fare carico delle ingiustizie, delle ineguaglianze e mettersi nell’ottica di chi è più debole, degli ultimi, dei poveri. Molti lavori hanno la possibilità di incidere concretamente su questi aspetti per quello è importante che i credenti possano essere accompagnati nel vivere il lavoro con questo stile. La Chiesa deve avere un’attenzione maggiore al mondo del lavoro e ai lavoratori, questo passa anche attraverso alcune attenzioni all’apparenza banali come la scelta di modalità e orari per gli incontri o i servizi che la comunità offre.  Il lavoro insegna a vivere anche la corresponsabilità, che si esprime nel dialogo, nel lavoro d'équipe, nell'organizzazione di strutture e organismi adeguati e nella gestione corretta delle risorse. Essa deve esser promossa anche nella comunità educativa e pastorale e nei suoi organismi di governo e di animazione. In questo senso i laici possono essere traino di questo elemento fondamentale per la nostra Chiesa. Il rischio altrimenti è che poche persone svolgano dei servizi e si sentano parte della comunità ecclesiale, mentre gli altri si percepiscano solo come spettatori.