“Dopo la croce c’è sempre la resurrezione!”. Lo scrive in una nota Massimiliano Costa, presidente del Masci (Movimento adulti scout cattolici italiani), a proposito dell’emergenza sanitaria per il coronavirus.
“Molti Adulti scout mi hanno chiesto di scrivere qualcosa, di intervenire, di dire qualcosa sul momento difficile che si sta vivendo. Molti parlano ed esternano, anche a sproposito, ho preferito tacere perché ad un Movimento scout di Adulti non si danno direttive, non si indicano comportamenti: ognuno di noi ha la consapevolezza della situazione e la coscienza per uniformare i propri comportamenti al bene comune. Ma non voglio essere supponente, e allora cerco di offrirvi ciò che ho nel cuore, alcune sensazioni che mi dicono che comunque non dobbiamo gettare via questo tempo!”.
“Angoscia, paura, senso di impotenza, precarietà e fragilità, sono sensazioni e sentimenti che pervadono un po’ tutti, in questo momento. Sono sensazioni che ci dicono della piccolezza dell’uomo, del suo inutile deificare la scienza, della nostalgia per il vero Dio. Sono sensazioni – osserva Costa – che ci pongono molte domande ma a cui rischiamo di rispondere con l’emozione e non con la ragione. Sono sensazioni che non dovremmo dimenticare...”.
“Molti ci dicono, quasi a rassicurare, che quando la pandemia sarà passata, si ritornerà come prima e non cambierà nulla: io spero di NO. Un giorno, quando tutto sarà finito, ci ricorderemo e faremo tesoro di questo nostro tempo? io spero di SÌ. Spero – sottolinea il presidente Masci – che ci ricorderemo del valore della libertà, che oggi sentiamo mancare, ma che non è cosa scontata”. Che “riusciremo a guardare con occhi diversi i drammi che giornalmente vivono milioni di persone per la guerra, la fame, le carestie, le malattie o i cataclismi naturali, che oggi vediamo distanti ma che dovremmo considerare con la medesima attuale apprensione”. Che “saremo capaci di dare il giusto peso alle cose vere della vita. Saremo capaci di lasciare il superfluo, materiale-morale-esistenziale, per ancorarci all’essenziale”. Che “comprenderemo il valore dello Stato-Nazione, della sanità per tutti, della utilità di una buona formazione, della capacità dei professionisti, della essenzialità dei servizi, comprenderemo bene il valore e le conseguenze di certe scelte politiche”. Che “saremo meno individualisti e più convinti del valore dell’altro e degli altri, del senso della comunità e del senso del bene comune”. Che “saremo capaci di accoglienza, oggi a noi è rifiutata in quasi tutto il mondo, per cui proviamo sofferenza e anche rabbia”. Che “non cercheremo Dio solo per risolvere le nostre necessità ma sapremo ringraziarlo per ogni istante della nostra vita”. Che “impareremo a non sprecare il tempo, a vivere ogni istante con pienezza e dare senso e significato alle nostre azioni”.
E ancora: “Io spero che sapremo valutare ciò che ci dicono: oggi tutti parlano, in tv, nel web... tutti ci spiegano; cercheremo di distinguere il vero dal falso, la banalizzazione dalla serietà”. Che “avremo rafforzato la pazienza che ci insegna ad apprezzare il tempo dell’attesa e il coraggio tanto utile per affrontare le difficoltà”. Che “avremo la sapienza di riconoscere il debole di ogni situazione e rispettarlo facendoci anche carico delle sue aspettative”. Che “rinsalderemo la nostra fede, apprezzeremo di più il cammino e la vita della comunità cristiana, riusciremo a incontrare Cristo nel quotidiano”. Che “i più giovani riescano a comprendere la lezione della precarietà e fragilità della vita imparando a valorizzare questo nostro tempo”. Che “nessuno perda la speranza: l’ansia genera timore, la paura ci fa diminuire la fiducia, ma la speranza ci offre certezze per il domani”. Che “nessuno si senta mai arrivato e soddisfatto, al riparo e al sicuro, perché siamo fragili e siamo sempre in cammino per divenire migliori”.
“Io spero... ognuno di noi spera qualcosa. Un giorno, quando tutto sarà finito, potremo dire che questo tempo ci è servito a crescere nella virtù, come singoli e come comunità nazionale? io spero di SÌ”, conclude Costa.