“In un momento in cui la paura, il terrore e il panico possono cogliere tutti noi abbiamo proprio bisogno di ancoraggi per non perderci noi stessi: ancoraggi da vari punti di vista, clinici, sociali, psicologici, pedagogici, di fede e carità”. Lo scrive Filippo Boscia, presidente dell’Amci (Associazione medici cattolici italiani), in un messaggio per la Quaresima e la Pasqua al tempo del coronavirus.
Le restrizioni disposte dalle autorità per contenere il contagio sono una necessità e un obbligo morale per ogni singolo cittadino.
“Abbiamo il dovere di segnalare la presenza di un pericolo, ma urge far appello alla ragione e forse anche ricordare la fragilità della medicina, che comunque ha necessità di essere sostenuta dalla consapevolezza di tutti i cittadini e anche degli operatori sanitari. Messaggi mediatici, così fortemente allarmistici – spiega il professor Boscia –, diventano essi stessi virali se non sono dettati dalla massima consapevolezza possibile. Molte persone e molti medici possono sentirsi travolti dal clima negativo, forse schiacciati dalle notizie ansiogene che ogni giorno si affollano sui media, ma anche sugli stessi medici, ormai diventati parafulmini di un fenomeno di paura di massa e di panico generalizzato”.
Boscia rivolge un appello alla resilienza degli operatori sanitari e dei medici in particolare: “Cari colleghi, non dovete né potete permettervi di sentirvi coinvolti dal clima negativo, né schiacciati dalle notizie ansiogene che si affollano nella vostra mente, o per le descrizioni apocalittiche di alcuni operatori sanitari ‘al fronte’, diventati improvvisamente protagonisti ed opinionisti. Occorre prudenza, occorrono anche doti di umiltà”.
Queste notizie, precisa il presidente, “indeboliscono le vostre risorse interiori, non consentono di rapportare la percezione del rischio in quell’argine, forse ancora instabile ma già opportunamente creato. Riportare il fenomeno di paura di massa nell’alveo di una corretta gestione dell’epidemia – sottolinea – è un dovere!”. Perché “la paura o la percezione di impotenza può impedirvi di avvalervi di risorse interiori o di quella resilienza che è la sola a permettervi di resistere alle negatività”.
Occorre, prosegue Boscia, “non farsi travolgere dalle percezioni e dalle paure di non farcela. Urge far appello alla ragione e alle responsabilità, e con l’aiuto del Signore dobbiamo lasciar spazio alla speranza. Questa speranza va trasmessa ai nostri assistiti ed ognuno di noi deve lavorare al massimo delle sue forze per non abbandonare nessuno dei nostri assistiti al caso, ma soprattutto per ottimizzare in modo razionale le risorse che ci sono date”.
In questo “clima di fragilità e di inquietudini sociali – rimarca il presidente dei Medici cattolici – spuntano documenti ideologici, carichi di agghiaccianti direttive su chi accogliere e su chi respingere, su chi curare e su chi non curare” (le raccomandazioni della Siaarti – Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva – in tema di “etica clinica per l’ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili”, rese pubbliche lo scorso 6 marzo, ndr).
“A quanto pare il diritto di vita dell’anziano passa in secondo ordine rispetto al diritto di dignità di ciascuna vita. Qualcuno freddamente dice che queste indicazioni sono improntate al realismo, freddamente dice: ‘C’è poco da fare’, ‘Non li potremo salvare tutti!’, ‘Siamo impreparati!’”. “Il Covid-19 ha forse sancito che gli anziani semplicemente ‘non sono?’”. “Forse è giunto il momento per richiamare tutti a vivere, ‘senza se e senza ma’, i valori della sapienza, della fede e della carità”. È “il momento – ricorda Boscia – del riconoscimento del ‘mistero della tomba vuota’, il mistero della Pasqua di Resurrezione, che riepiloga tutti i misteri e ci proietta verso la verità che spesso non riusciamo facilmente a riconoscere”.
Infine, il presidente dell’Amci rivolge una preghiera per tutte le vittime, gli ammalati, le loro famiglie e “a quanti nella società civile e nelle strutture sanitarie sono in prima linea al servizio della sofferenza”.