Nel libro "La P maiuscola. Fare politica sotto le parti" Matteo Truffelli, presidente nazionale dell’Azione Cattolica, offre alcune indicazioni per capire in che modo l’associazione cristiana, e più ampiamente la comunità dei credenti, siano chiamate a concorrere alla costruzione del bene comune.
Nella sua riflessone a tutto tondo, Truffelli afferma che la buona politica «mette al centro delle proprie preoccupazioni le persone, nella loro concreta esistenza, e l’intero Paese, il Bene comune, non l’interesse di parte».
Nella prospettiva di un’alta politica, fondata su principi etici e spirituali, Truffelli pone il problema del che fare? Ai cattolici è richiesto recuperare la mitezza, il rispetto dell’avversario, l’attitudine al dialogo. La riflessione potrebbe essere estesa all’intera "area cattolica" chiamata a «essere uno spazio di dialogo e di comprensione dei problemi», offrendo luoghi di confronto, discussione, apertura all’incontro con altri.
Chiunque abbia a cuore le sorti dell’Italia non può esimersi dall’interrogarsi su quali sono le sfide più urgenti per l’Italia. Cosa fare per favorire un reale e costruttivo dialogo tra le parti che abbia come unico obiettivo il bene comune? Come rispondere in modo cristiano ad alcune emergenze, educative, ma anche «operative», che ci interpellano ogni giorno? E, forse prima di tutto, come restituire ai cittadini fiducia nella politica e nei politici? «mette al centro delle proprie preoccupazioni le persone, nella loro concreta esistenza, e l’intero Paese, il Bene comune, non l’interesse di parte. Bisogna guardare al nostro tempo con un sguardo contemplativo, lo sguardo di chi non si pone come estraneo rispetto alla realtà, non la guarda dall’esterno per esprimere un giudizio, ma sa di appartenerle e di esserne pienamente parte.
E che però, proprio per questo, è capace di gettare sulla realtà un sguardo critico, che sa scorgere difficoltà e risorse, fatiche e speranze presenti in essa. E da queste prendere le mosse, come necessario punto di partenza per costruire il bene possibile».
Nei centocinquanta anni di storia dell’Azione Cattolica numerosi associati hanno servito il Paese: tra gli altri, Giuseppe Toniolo e Luigi Sturzo, Odoardo Focherini e Teresio Olivelli, Giorgio La Pira e Giuseppe Lazzati, Aldo Moro e Vittorio Bachelet, Oscar Luigi Scalfaro e il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
«Pensare la politica con la maiuscola»? «Dalla realtà del nostro tempo, dal contesto in cui viviamo - ribatte pronto il presidente di Ac -. Guardando a esso con uno “sguardo contemplativo”, proprio di chi sa scorgere il bene presente in ogni stagione e in ogni contesto umano. Uno sguardo nutrito di stima e di fiducia nelle donne e negli uomini del nostro tempo. Lo sguardo di chi non si pone come estraneo rispetto alla realtà (...) ma sa di appartenerle. E che però, proprio per questo, è capace di gettare sulla realtà uno sguardo critico, che sa scorgere difficoltà e risorse, fatiche e speranze presenti dentro di essa. E da queste prendere le mosse, come necessario punto di partenza per costruire il bene possibile». Una politica, dunque, che non significa adesione a ipotetici partiti unici dei cattolici, roba «del secolo scorso», taglia ancora corto Truffelli, citando papa Francesco. Ma che fa dell’impegno dei singoli nel quotidiano e della formazione al servizio nelle realtà associative i propri punti di forza.
«Sono convinto - conclude infatti Truffelli - che il vero cambiamento passi necessariamente anche attraverso il modo in cui si giunge a fare delle scelte e ad attuarle, non dipende solo da quello che si fa. Ogni volta che un gruppo di persone si riunisce insieme per leggere la realtà mettendo insieme sguardi ed esigenze differenti, prendere decisioni condivise, avviare azioni che guardano al bene di tutti e non all’interesse di alcuni, si creano le condizioni per fare “grande politica”».