Papa Francesco presenta questo compito con un’espressione particolarmente incisiva: “occorre fare un lavoro di orecchio”. Dare credito ai giovani significa ascoltare tutti i giovani, anche quelli che sembrano più lontani e assenti, più marginali e meno sensibili, quelli che destano più preoccupazioni che consolazioni. Qualche anno fa, don Tonino Bello ammoniva: «Questi ragazzi crescono e, se non li aiutiamo a crescere secondo un’ottica giusta, si porteranno dietro per sempre i traumi di un’educazione religiosa mancata e di un’apertura sociale fallita».
Il vero educatore è come un padre e una madre che trasmette una vita capace di futuro. Egli deve fare sentire l’intima vicinanza, la tenerezza e la cura perché l’educando si consideri portatore di grandi desideri e sia capace di volgere lo sguardo verso l'alto per sfidare la mediocrità e osare la speranza. L’educazione si colloca nella dinamica del dare la vita. È vita che genera vita; una vita tesa alla ricerca del bello, del buono, del vero e della comunione con gli altri per una crescita comune.
L’assise sinodale sarà necessariamente composta da un determinato numero di persone. Il tema però è offerto all’attenzione di tutti i membri della Chiesa. In questa prospettiva, un compito particolare spetta alle associazioni ecclesiali e ai movimenti laicali da sempre impegnati in ambito giovanile a creare percorsi di vita buona. Partendo dal questionario del documento in preparazione al Sinodo, tutti sono invitati a pensare a una nuova progettualità che ponga i giovani al centro dell’attenzione e della cura pastorale.
+Vito Angiuli