L’UCID (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti) Nazionale è nata il 31 gennaio 1947 su iniziativa del Cardinale Giuseppe Siri di Genova, del Cardinale Ildefonso Schuster di Milano e di un gruppo illuminato di imprenditori cattolici con lo scopo di dare un ordine morale alla ricostruzione e allo sviluppo del Paese, all’indomani delle grandi distruzioni, fisiche e morali, provocate dalla seconda guerra mondiale.
L’articolo 1 dell’Atto Costitutivo recita che lo scopo primario dell’UCID è di far conoscere, diffondere e testimoniare i grandi principi della Dottrina Sociale della Chiesa (sviluppo, solidarietà, sussidiarietà, destinazione universale dei beni, bene comune).
L’Unione si chiama cristiana e questo mostra la grande lungimiranza dei fondatori che hanno voluto fin dalla nascita dare una testimonianza nella direzione dell’unità dei cristiani.L’Unione conta attualmente circa 3 mila iscritti, di cui il 20% imprenditori, il 7% giovani e il 13% donne.
L’organizzazione si basa su una ventina di Gruppi Regionali e su oltre 100 Sezioni Provinciali.
I Gruppi e le Sezioni hanno un Consulente Ecclesiastico nominato dal Vescovo della Diocesi.
Il primo Consulente Ecclesiastico Nazionale è stato per 40 anni il Cardinale Giuseppe Siri di Geneva. Gli sono succeduti il Cardinale Giordano, il Cardinale Antonelli e il Cardinale De Giorgi. Gli ultimi quattro Presidenti di Ucid Nazionale sono stati: il Dott. Giuseppe De Rita, l’Ing. Francesco Merloni, il Prof. Angelo Ferro, che ci ha lasciato il 13 marzo 2016, il Dott. Giancarlo Abete, attuale Presidente.
Lo spirito dell’UCID si riassume nelle parole del Cardinale Siri che dopo la guerra ha avvertito l’importanza di costituire l’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti. Avevo allora capito, ricorda il Cardinale Siri, che per aiutare i lavoratori, dovevo andare dagli imprenditori che sono coloro che creano sviluppo per il bene comune. Quindi una cultura del lavoro che si unisce alla cultura dell’impresa perché l’impresa è una comunità di persone (Giovanni Paolo II, Centesimus annus 1991) in cui l’autorità dell’imprenditore si manifesta non come potere ma come servizio per lo sviluppo e la costruzione del bene comune. Bella è la definizione che Papa Francesco dà dell’imprenditore nell’Evangelii gaudium (n. 203): La vocazione di un imprenditore è un nobile lavoro., sempre che si lasci illuminare da un significato più ampio della vita; questo gli permette di servire veramente il bene comune, con il suo sforzo di moltiplicare (creazione di ricchezza) e rendere più accessibili per tutti (distribuzione delle ricchezza secondo principi di equità) i beni di questo mondo”. (Giovanni Scanagatta)
