La nascita di Cristo, secondo la dottrina comune dei Padri della Chiesa, indica non solo il suo diventare uomo, ma anche l’assunzione da parte del Verbo della natura umana. Valga per tutte, l’affermazione di sant’Agostino: «Nel grembo verginale della madre l'unigenito Figlio di Dio si è degnato di unire a sé la natura umana» (Discorso 191,3). Sottolineando questa verità, i Padri della Chiesa volevano mettere in evidenza non solo l’importanza di riferirsi alla persona storica di Cristo, ma anche la necessità di considerare la sua presenza in ogni uomo. In Cristo, infatti, tutti gli uomini si ritrovano come se fossero una sola persona. Si ricompone così l’unità del genere umano, non come il frutto di un legame esterno, ma per il fatto che una stessa vita che circola in tutti. Tutti in Cristo, Cristo in tutti.
Questo nuovo legame tra tutti gli uomini instaura un vincolo che nessuno può distruggere. Così l’armonia prende il posto della conflitto, il dialogo supera la contrapposizione, il riconoscimento sostituisce l’indifferenza, la fraternità subentra all’inimicizia, la stabilità sostiene ogni fragilità, l’unità sconfigge la frammentazione. In sostanza, nonostante tutte le difficoltà del tempo presente, è possibile pensare a un destino comune dell’umanità, a un progetto da realizzare con l’apporto di tutti, a un nuovo cammino da percorrere insieme. Il Natale di Cristo, infatti, smorza la delusione e riapre la speranza. Nella sua nascita, sono assicurate in anticipo la rinascita del mondo e la ripresa del vincolo d’amore tra tutti i membri della famiglia umana. Tutti i membri della Chiesa, e, per la loro parte, i laici cristiani insieme a tutte le aggregazioni laicali, dovrebbero annunciare in ogni ambiente di vita il valore di questo messaggio natalizio. Insieme si può ricominciare perché, secondo l’efficace frase di Romano il Melode, «Betlemme ha riaperto l'Eden» (Carme 10, Proemio 1,2).
+ Vito Angiuli
Vescovo di Ugento - S. Maria di Leuca