Questo principio si potrebbe coniugare in quattro modi. Il primo modo considera le parti nel tutto. In questa espressione, vengono richiamate alcune immagini tanto care ai Padri della Chiesa: la sinfonia, il coro, le corde della cetra, il sole e dei suoi raggi, i grani che formano l’unico pane, gli acini che, spremuti, formano l’unico vino. Paradigmatica è l’espressione di sant’Ignazio di Antiochia: «Ciascuno diventi un coro, affinché nell'armonia del vostro accordo prendendo nell'unità il tono di Dio, cantiate ad una sola voce per Gesù Cristo al Padre, perché vi ascolti e vi riconosca, per le buone opere, che siete le membra di Gesù Cristo. È necessario per voi trovarvi nella inseparabile unità per essere sempre partecipi di Dio» (Lettera gli Efesini, IV). Questa totalità non è la somma delle parti e nemmeno l’esclusione o rimozione di qualcuna di esse. Vi è infatti una profonda armonia nella tensione polare tra l’uno e i molti, tra l’unità e la diversità.
Il secondo modo vede il tutto nelle parti. Qui è indicato il classico tema dell’Universale concreto o, secondo la celebre espressione di Hans Urs von Balthasar, del “tutto nel frammento”. Si tratta di una totalità senza uniformità, di una presenza che non annulla la distanza, di un’incarnazione che preserva la singolarità, di un’immanenza che lascia intatta la trascendenza, di un’immedesimazione che custodisce la particolarità.
Il terzo modo dinamizza il rapporto, considerando le parti per il tutto. Viene qui adombrata la dimensione escatologica. La Chiesa è il popolo di Dio pellegrinante nel tempo, in cammino verso la patria celeste. La costituzione dogmatica sulla Chiesa dedica il capitolo settimo a illustrare questo tema. La Chiesa – vi si legge – «non avrà il suo compimento se non nella gloria del cielo, quando verrà il tempo della restaurazione di tutte le cose, e col genere umano anche tutto il mondo, il quale è intimamente congiunto con l’uomo e per mezzo di lui arriva al suo fine, sarà perfettamente restaurato in Cristo» (Lumen gentium, 48). La Chiesa contiene in germe ciò che, attraverso il passaggio degli uomini e del cosmo, raggiungerà la piena e definitiva maturazione nella vita eterna. La visione beatificante del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo sarà il premio di chi, nella quotidianità della vita, spesso intrisa di sofferenza, avrà cercato di accogliere e vivere secondo Il Vangelo.
Il quarto modo considera il movimento del tutto per le parti. In questa ultima formulazione si sottolinea il primato della grazia, il primerear, ossia il fatto che l’iniziativa parte da Cristo. «La comunità evangelizzatrice - scrive Papa Francesco - sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr. 1Gv 4,10), e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva. Osiamo un po’ di più di prendere l’iniziativa!» (Evangelii gaudium, 24). Prima Cristo, poi, sul suo esempio, la Chiesa di Cristo. Essa riconosce che è sempre preceduta dall’azione misteriosa e prevenite di Cristo.
L’abbraccio tra il tutto e le parti non soffoca e non ingloba, ma riscalda e vince ogni paura perché realizza legami di unità e di amore. Infatti, «se davvero l'amore riesce ad eliminare la paura e questa si trasforma in amore, allora si scoprirà che ciò che salva è proprio l'unità. La salvezza sta infatti nel sentirsi tutti fusi nell'amore all'unico e vero bene» (Gregorio di Nissa, Omelie sul Cantico dei cantici, 15). Su queste basi, può sorgere una spiritualità e un’azione pastorale valida per tutti i membri del popolo di Dio, non più attraversata da individualismo e frammentazione, da protagonismo e clericalismo. Tutti dovranno sentirsi parte del tutto. Ciascuno, poi, si impegnerà a valorizzare la propria parte per dare uno specifico contributo alla missione di tutti. Senza annullare lo specifico di ognuno, ma sottolineando in modo armonico la relazione tra il tutto e le parti, ognuno vivrà in osmosi con il popolo santo di Dio per sviluppare insieme una “mistica popolare”. Essa, «contiene valori di fede e di solidarietà che possono provocare lo sviluppo di una società più giusta e credente, e possiede una sapienza peculiare che bisogna saper riconoscere con uno sguardo colmo di gratitudine» (Evangelii gaudium, 68).